Come comportarsi con le persone passivo-aggressive?
Dalla comunicazione passivo-aggressiva all’assertività nelle relazioni
Ti è mai capitato di sentirti stranamente irritato dopo aver parlato con qualcuno anche se
non avete avuto particolari diverbi durante la conversazione?
Se ripensi a quello che vi siete detti, ti senti confuso e ti chiedi se certe frasi o affermazioni
fossero ironiche oppure velate insinuazioni o frecciatine…
La comunicazione passivo-aggressiva è altamente distruttiva per le relazioni ed è
caratterizzata dall’espressione indiretta di sentimenti negativi, rabbia, o disagio.
Le persone passivo-aggressive, “alludono” a ciò che provano
o pensano, ma evitano il confronto e/o l’espressione diretta dei loro bisogni o sentimenti. Il
proprio disappunto è manifestato in modi sottili, ambigui o mascherati.
Le forme più comuni di comunicazione passivo-aggressiva sono quelle caratterizzate da:
sarcasmo, oppositività priva di spiegazione o contestualizzazione (esempio dico no, che
non sono d’accordo a tutto ciò che fai e dici, senza argomentare), procrastinazione di
impegni e/o responsabilità e in generale comportamenti evitanti o sfuggenti.
Gli atteggiamenti di persone passivo-aggressive danneggiano le relazioni interpersonali perché
intaccano il nucleo della fiducia, creano distanza e inducono l’interlocutore a dubitare di sé
stesso, dell’altro e della relazione stessa.
Chi instaura relazioni caratterizzate da passivo-aggressività ha imparato a reprimere i
propri bisogni e ad evitare il conflitto; ciò accade perché con tutta probabilità la famiglia
d’origine ha favorito questo tipo di schema di relazione attraverso la repressione della
libera espressione: “dei problemi non si parla, … meglio evitare, lasciamo stare, …. non
facciamo polemiche, … non mi interessa quello che devi dire…è cosi come ti dico e
basta”.
Di fronte all’impossibilità di avere un confronto simmetrico e un dialogo mirato ad una
mediazione o ad una crescita, chi comunica in modo passivo-aggressivo ha imparato a
difendersi “lanciando frecciatine” oppure attuando comportamenti punitivi verso il genitore
simbolico che non ha mai avuto il coraggio di affrontare.
La passivo-aggressività quindi ha molto a che fare con la capacità di riconoscere e
esprimere i propri bisogni, accompagnata da una paura del conflitto. Le persone passivo-
aggressive evitano di esprimere direttamente ciò di cui hanno bisogno o come si sentono,
preferendo invece modi ambigui di comunicare.
Questo conflitto interno si manifesta anche attraverso la comunicazione non verbale,
portando chi la riceve a percepire un’incoerenza tra le parole, il comportamento e
l’espressione emotiva.
Ecco alcuni segnali di possibile comunicazione passivo-aggressiva:
- dice una cosa, ma il tono, la prosodia e il linguaggio del corpo comunicano il
contrario. - è sarcastica/o e fa battute velatamente offensive.
- cerca sempre di incarnare il ruolo della vittima per evitare di assumersi la responsabilità dei propri bisogni, desideri e volontà.
- evita di condividere informazioni su ciò che è importante per lui/lei, ma poi dice: “avresti dovuto saperlo/capirlo”; (tecnicamente “presunzione di empatia”, presume che tu gli/le legga nel pensiero).
- si chiude, smette di parlare per punire l’altro o portarlo a sentirsi in colpa nei litigi e a chiedere scusa per primo/a.
- serba rancore per lunghi periodi accumulando rabbia e poi esplode per qualcosa di insignificante.
- procrastina impegni e doveri prestabiliti per evitare di fare le cose che gli altri gli chiedono di fare.
- È eccessivamente critico/a e distaccato/a in situazioni sociali o in occasioni di riunioni, cene o feste in cui si sente trascinato/a, non per sua volontà e mantiene un’aria generale di negatività.
Chi comunica ad un livello passivo-aggressivo fa difficoltà ad accettare che gli altri
possano avere idee o sentimenti differenti da lui/lei rischiando di incappare in un rifiuto
o di un conflitto percepito come “un potenziale abbandono”; paradossalmente però il
confronto e la comunicazione aperta dei propri desideri e bisogni è l’unico modo per
instaurare una comunicazione sana, che non alimenta paranoie, rancori e dubbi nella
relazione.
Se non si verbalizza apertamente una richiesta non si capirà mai se quel bisogno
sarebbe stato accolto e qualora non avvenga, in una relazione matura ciò non viene
percepito come una minaccia al legame, perché c’è sempre una possibilità di
mediazione.
Come comportarsi quindi con un/una amico/a o un partner che adotta atteggiamenti
passivo-aggressivi?
No “over-reacting: Imparate a rispondere ma a non reagire in modo impulsivo o
collerico; è inutile arrabbiarsi o “vendicarsi” perché a quel punto la persona passivo-
aggressiva può giustificare inconsciamente la sua reticenza a confrontarsi perché siete voi
ad agire quella rabbia repressa, meglio comunicare chiaramente all’altro come ci si è
sentiti quando lui/lei ha fatto/detto quella cosa.
Ascolto empatico: Chiedete all’altro come si sente, perché adotta quell’atteggiamento o
comportamento e cosa potrebbe farlo/a sentire più a suo agio nel comunicare.
Chiaramente ciò vale per tutti quegli atteggiamenti passivo-aggressivi che rientrano in una
sfera nevrotica del soggetto e non in quei casi in cui sono il sintomo di personalità
disturbate, perché in quel caso questo tentativo di mediazione o di instaurare una
comunicazione sana, sarà vano. Proprio la non disponibilità dell’altro a mediare, è un
segno di eccessiva rigidità da osservare bene.
Cosa fare se sei tu a voler adottare comportamenti passivo-aggressivi o ti è stato
detto che li utilizzi?
- Quando senti che vorresti reagire in modo passivo-aggressivo, prova a mettere uno
STOP e a prenderti del tempo per capire come ti senti, quali sono i tuoi desideri e le
tue paure nel manifestarli. - Cerca di comprendere che partner/amici/familiari non sono maghi, per cui anche se
tu pensi di aver fatto loro capire cosa vuoi e non vuoi, può essere necessario
verbalizzare in modo chiaro una richiesta anche perché se non la verbalizziamo,
non sapremo mai se quella persona ci avrebbe accontentato o no e se non lo fa, è
possibile che ci dia delle spiegazioni e questo accresce la nostra confidenza e
complicità; non sempre un NO rappresenta la fine di una relazione. - Invece che concentrarti sull’altro, prova a descrivere come ti senti: “io mi sento cosi,
quando accade questo”, invece che pensare “tu mi fai questo e io reagisco cosi”. - Impara a dire di no, a mettere dei confini. Se quando consoci qualcuno azzeri i tuoi
confini sperando che l’altro te ne sia riconoscente, sbagli, perché non è detto che gli
altri abbiano contezza di ciò che fai e provi. È importante quindi imparare a
negoziare/mediare invece che dire SI e poi risentirti.
Dottoressa Silvia Michelini