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Neurobiologia della Dipendenza Affettiva: cosa succede nel cervello di un dipendente affettivo?
dipendenza affettiva

Perché non riusciamo a “smettere” di desiderare quella persona anche se vorremmo?
La dipendenza affettiva è una condizione che trova origine in molti fattori: psicologico, affettivo, sociale, ma anche fisiologico.
Chi non ha avuto l’impressione almeno una volta nella vita di “non riuscire a togliersi quella persona dalla testa perché appena ci chiama, anche se non vorremmo, scattiamo sull’attenti e ci sembra di obbedire ad una forza superiore”?
Come diceva John Malkovich nel film “le relazioni pericolose” (1988) con Glenn Close: “trascende ogni mio controllo”.
Ciò dipende dal nostro vissuto, dagli schemi di relazione disfunzionali ereditari o appresi, dal carattere e dal temperamento, dall’educazione e dai valori condivisi nella società (stereotipi di genere), dal livello di manipolazione che l’altro opera su di noi, ma anche dal grado di “dipendenza cerebrale” che abbiamo verso questa persona.
L’innamoramento è una fase della costruzione di una relazione che “sconvolge” il normale equilibrio del cervello.
Ci fa produrre sostanze e neurotrasmettitori, che sono connessi alle esperienze di piacere, appagamento ed euforia. Un ruolo importante è rappresentato dalla feniletilamina (PEA), che se prodotta in elevate concentrazioni può indurre effetti simili a quelli provocati dell’anfetamina. La PEA agisce in modo diretto sui legami di dipendenza come anche l’adrenalina (ormone dello stress generato dal contatto, dalla paura, dalla sfida e dalla mancanza dell’altro), la dopamina (ormone del piacere collegato ai sistemi motivazionali di sfida e ricerca) la noradrenalina (ormone associato all’euforia e all’eccitamento) e la serotonina (ormone dell’appagamento implicato nella regolazione dell’umore).
Immaginiamo ora come nell’abuso narcisistico il rinforzo intermittente (l’alternanza tra appagamento, desiderio, e assenza mancanza/ premio-punizione) sia collegato ai sistemi di reward (ricompensa e incentivazione).

dipendente affettivo

Questi tre elementi – piacere, mancanza, appagamento – sono presenti quando si instaura una relazione amorosa.
Quando una persona viene respinta o subisce un trattamento di “rinforzo intermittente” (on/off) nella danza disfunzionale del rapporto tossico/narcisistico (idealizzazione, svalutazione, abbandono) il suo livello di PEA crolla di colpo, proprio come avviene in un tossicodipendente durante una una crisi di astinenza.
In riferimento alle relazioni amorose la PEA regola la produzione della dopamina e della noradrenalina.
La dopamina è associata all’azione di un gruppo di neuroni che generano sensazioni piacevoli in seguito a esperienze di appagamento di stimoli primordiali: fame, sete, desiderio sessuale.
Il cervello quindi, registra una traccia memonica positiva che collega lo stato di innamoramento al piacere e alla persona con cui l’abbiamo sperimentato (contesto incluso: età, luogo, fase della vita, musica, odori… etc..).

Il cervello si ostina pertanto alla ricerca del piacere e tende a ricercarlo in modo ossessivo nella stessa persona che l’ha generato inizialmente, dissociandosi da eventuali ricordi e emozioni negative vissute con lui/lei.

La dissonanza cognitiva è quindi un meccanismo di dissociazione legato alla dipendenza dal piacere, perché nel cervello umano, il rinforzo intermittente (unito al meccanismo di colpevolizzazione e punizione narcisistica) produce un’ostinazione compulsiva del comportamento di ricerca anziché l’estinzione di quel comportamento: (“non è possibile, mi amava eravamo felici e quindi io ritento, deve amarmi !!!, magari è perché non ho tentato abbastanza o ho tentato male).
Grazie a questo meccanismo, secondo la teoria dell’apprendimento, nel sistema nervoso rimane impresso il ricordo di un’esperienza positiva.
“… l’associazione tra incontro e piacere spinge il soggetto a ripetere lo stimolo che l’ha determinata, cioè entrare nuovamente in contatto con la persona responsabile dell’iniziale rilascio di feniletilamina” – (La dipendenza affettiva: ma si può morire anche d’amore? 2011 – Franco Angeli). La dipendenza affettiva e quella dalle droghe si assomigliano perché sono caratterizzate entrambe da cicli/fasi che si succedono: la ricerca, l’eccitazione, il consumo/intossicazione, astinenza, side effects negativi e ansia. L’ansia di anticipazione con gli anni tende a peggiorare (si cronicizza) così come nel tossico, con gli anni si tipizzano certi comportamenti e si slatentizzano tutta una serie di patologie legate alla dipendenza: paranoia, depressione, ansia, isolamento.

Quali sono le caratteristiche di personalità maggiormente associate alla dipendenza?

  • Il tratto impulsivo associato al temperamento irritabile/collerico o melancolico è certamente una buona base.
    Un altro dettaglio importante è rappresentato dall’ipersensibilità e dal tratto SENSATION-SEEKING.
    La “sensation seeking” nell’accezione di Zuckerman (1994) è “un tratto definito dalla ricerca di comportamenti a rischio, sensazioni ed esperienze varie e intense, e dalla disponibilità a correre rischi fisici, sociali, legali e finanziari, per il piacere di tali situazioni” (Sensation Seeking in adolescenza: una ricerca preliminare – Maria Paola Macrì, Katia Di Dato, Elena Canicattì, Debora Gilardi, Luca Filipponi, Susanna Pizzo1, Aldo Galeazzi).
  • L’impulsività, la ricerca di stimoli forti e sensazioni piacevoli, unita allo scarso controllo dei propri impulsi (irritabilità, forte reattività agli stimoli) impedisce al cervello di captare i rischi, il pericolo e interporre una riflessione (insight) tra lo stimolo e la risposta.
  • Avere reazioni improvvise inoltre – non ci permette di valutare o tenere in considerazione le conseguenze negative sia per sé stessi che verso gli altri.I comportamenti che ne derivano sono quindi definiti “compulsivi” perché sono percepiti come forti spinte ad agire in modo automatico, anche se quello stesso comportamento prima ci ha causato dei danni o conseguenze negative. (coazione a ripetere).

Dott.ssa Silvia Michelini