Il “sabotatore interno” – che è risultato dell’introiezione di schemi di attaccamento e di relazione abusanti e disfunzionali basati sul ricatto e l’eccessiva colpevolizzazione – ci parla attraverso una voce interna fatta di critiche e giudizi estremi, sia verso sé stessi che gli altri.
Il sabotatore interno ci parla attraverso le sue critiche, con voce severa e noi sentiamo di non potercene liberare, lo percepiamo come qualcosa di “esterno a noi stessi… come qualcosa o qualcuno che interferisce con la nostra vita e ci impedisce di vivere il presente.
Il sabotatore interno non è una persona reale, ma lo percepiamo come una parte scissa di noi stessi in conflitto con altre parte di noi, che sentiamo più autentiche.
Ciò accade perché le relazioni disfunzionali vissute in infanzia (con uno o più genitori/parenti/care-givers abusanti) hanno favorito l’apprendimento di schemi di pensiero malati ed auto-limitanti, basati sulla colpa, l’abbandono e il ricatto affettivo, che ci impediscono gioire della vita e molto spesso di perseguire i nostri obiettivi.
L’eccessiva auto-colpevolizzazione è uno schema pericoloso perché se all’inizio può sembrarci un alleato in termini di migliori performance in tutti gli ambiti (scuola, lavoro… etc.…) in seguito può condurci ad eccessivo stress, ansia, dipendenze patologiche e depressione o allo sviluppo di disturbi di personalità ossessivo compulsiva e perfezionistica.
La perfezione tuttavia è un mito, una fantasia irrazionale di salvezza che finisce per dominarci e perseguitarci.
9 modalità di pensiero disfunzionali (distorsioni cognitive) collegate alla colpa e al perfezionismo.
- Pensiero dicotomico (bianco e nero/tutto-niente/sempre-mai): il pensiero ossessivo è fallace perché segue percorsi “magici” e non logici: ci fa credere che un solo errore corrisponda al totale fallimento, sia nelle relazioni che nella vita pratica. Ognuno di noi sbaglia, ma è la modalità con cui si apprende da un errore e la valutazione delle situazioni nel loro insieme a definire il valore di un essere umano. Non esistono condizioni OGGETTIVE ma SOGGETTIVE e il confine tra giusto e sbagliato non è così netto come lo percepisce un perfezionista. Certamente esiste e non tutto è giustificabile o analizzabile attraverso il filtro della soggettività, ma i giudizi che un perfezionista opera su sé stesso e sugli altri sono spesso impietosi e impediscono a se stessi e agli altri di vivere la vita con naturalezza, accettandola in ogni suo non-sense. Pensiero positivo associato: Io non sono i miei errori, gli errori mi espongono al rischio di essere giudicato, ma anche a quello di conoscere e amare, senza rifiutare parti percepite come sgradevoli in me stesso e negli altri. Perdonarsi è il primo passo per imparare a perdonare anche gli altri.
- La vergogna e il disgusto verso se stessi e gli altri (emozioni, sensazioni, aspetto fisico, idee e comportamenti): la vergogna è un’emozione tossica che impariamo ad utilizzare come “filtro di giudizio” verso noi stessi e il mondo esterno in seguito al “trattamento della vergogna”, tipico dei sistemi narcisistici: …”se continui così nessuno ti vorrà mai! ”, … “se non hai voti ottimi non concluderai mai nulla nella vita”… “vestiti bene o mi farai fare brutta figura” …. “Stai zitto/a che ti sentono, non raccontare nulla di te agli altri, … “i bambini coraggiosi non piangono”! …” le brave bambine non si arrabbiano vergognati!” etc…
È cosi che impariamo a nascondere (a noi stessi e agli altri) tutti quei sentimenti ed emozioni che notoriamente riconosciamo come “negativi” e che riteniamo indegni: rabbia, tristezza, paura, depressione…
Pensiero positivo associato: rifiuto di vergognarmi di sentimenti, sensazioni e reazioni, che non fanno del male a nessuno se gestiti in modo corretto, anzi possono rappresentare un importante indicatore riguardo il mio stato di salute psicologica o sulle esperienze che vivo. - Controllo e preoccupazione ossessiva per i dettagli e per il futuro: chi ha subito gravi abusi relazionali durante l’infanzia ha precocemente sperimentato la paura della morte e un forte senso di impotenza e solitudine. Chi convive con un trauma complesso ha la tendenza al pessimismo, per questo tenta di controllare tutto ossessivamente, al fine di scongiurare nefaste conseguenze nel futuro. La scarsa autostima, l’assenza di fiducia in se stessi e negli altri induce queste persone a credere di dover valutare ogni singolo dettaglio di un’esperienza o di una persona per evitare ulteriori sofferenze o rischi di fallimento.
Pensiero positivo associato: controllo solo quello che è possibile controllare e accettare ciò che non posso, lascio tutto il resto fluire, perché se non posso controllare gli eventi, posso osservare e gestire le mie reazioni e le mie emozioni. - Paragoni e auto-svalutazione: I modelli di perfezionismo imposti dalla società attuale non favoriscono le personalità ossessivo-compulsive o post-traumatiche anzi impongono implicitamente l’adesione a standard severi secondo un’ottica idealistica e francamente irraggiungibile (questo lo fanno anche i genitori narcisisti, per questo questa tendenza socio-culturale risulta un rinforzo negativo ad una pregressa ferita traumatica all’autostima). Per questo chi soffre di perfezionismo cronico, si sente sempre inadeguato/a rispetto a modelli ideali o perfezionistici interni a cui ambisce, sia a livello estetico che relazionale (il corpo perfetto, la famiglia perfetta, figli perfetti etc..).
Pensiero positivo associato: non giudico me stesso sulla base del confronto con altri, ma rispetto la mia unicità e rifiuto di mostrarmi sempre perfetto e felice accettando che la vita è fatta sia di momenti felici che tristi, non mi lascerò abbattere per un momento no e non permetto a nessuno (neanche a me stesso) di giudicarmi negativamente sulla base di un errore o un banale cedimento emotivo. - Sensi di colpa: il senso di colpa è un tormento psichico che espone a dubbi continui sul proprio modo di comportarsi con gli altri e cela spesso la paura abbandonica dietro questa estrema esigenza di perfezione morale. Per questo è importante non agire o prendere decisioni sulla base dei sensi di colpa. Chi ha subito un abuso narcisistico tende a colpevolizzarsi più del dovuto e per questo tende a vittimizzarsi e a farsi vittimizzare. Se ci si rende conto di aver commesso un errore o si ha paura di poterlo commettere è possibile chiedere scusa, parlare, confrontarsi, ma non devo scusarmi a vita. Se ho paura che l’altro mi abbandoni, posso accettare questa paura, ma questo non significa che io sia totalmente colpevole o che la nostra relazione sia realmente in pericolo.
- Iperattività e Dipendenza da lavoro: il perfezionismo e l’eccessiva auto-colpevolizzazione sono schemi facili da riconoscere in chi soffre di iperattività e dipendenza da lavoro. I genitori narcisisti tendono a far sentire in colpa i loro figli perché quello che fanno o dicono non è mai abbastanza (a volte li spingono a sentirsi in colpa proprio perché sono nati) e li allenano ad impegnarsi tantissimo a fronte di rinforzi intermittenti (un complimento ogni tanto alternato a silenzi, critiche e svalutazioni). L’intermittenza del rinforzo positivo genera nella mente umana (al contrario di ciò che potremmo ipotizzare) un’ostinazione ossessiva e la reiterazione del comportamento (coazione a ripetere). Questo tipo di convinzione (non basta mai devo impegnarmi di più) viene poi attribuita ad ogni situazione nella quale esiste un’autorità e l’esigenza di essere produttivi per essere riconosciuti.
Pensiero positivo associato: sono un essere umano non devo essere sempre produttivo per essere apprezzato e imparo a bilanciare lavoro, famiglia/coppia/amici e tempo libero. - Doverizzazione e urgenza eccessiva: chi soffre di perfezionismo cronico tende a pensare alla vita in termini di DOVERE, devo fare, devi fare… questa severità è riservata a sé stessi, ma anche agli altri e questo rende difficilissimo relazionarsi in termini emotivi; per questo forse possiamo iniziare a sostituire questa frase con VORREI, POTREI, VOGLIO, POSSO. Un’altra caratteristica è l’ansia di AGIRE IN MODO TEMPESTIVO, quasi come si affrontasse una costante emergenza o ci fosse un pericolo imminente. Il nostro sistema limbico ha anticamente registrato SE NON AGISCI ORA MAMMA/PAPA’ SI ARRABBIERANNO E LA LORO RABBIA SARA’ IMPROVVISA PER QUESTO DEVO ESSERE VELOCE A CAPIRE E RISOLVERE PROBLEMI… per questo oggi il tuo Super-Io (autorità genitoriale interiorizzata) non ti lascia pace….
- Bullismo vs Distacco: chi soffre di perfezionismo tende a reagire in modo molto aggressivo se “sbaglia” o viene criticato e ciò accade perché ha subito abusi paragonabili al “bullismo militaresco”, per questo il primo passo da fare è non rispondere al fuoco col fuoco, ma osservare i propri sentimenti e reazioni, elaborando risposte via via meno aggressive tese a proteggere la propria autostima e a non cadere nella tentazione di reagire, quasi come se l’altro avesse ragione a criticarci, perché una critica ci dice molto sull’altra persona e non definisce chi siamo o il nostro valore.
- Focus negativo: chi soffre di perfezionismo cronico tende a sottostimare gli errori altrui e sovrastimare i propri, questo perché in infanzia ha subito un’educazione narcisistica, nella quale si esaltano quasi sempre le qualità di altri figli o di persone esterne alla famiglia, mentre si riserva la parte peggiore di se stessi ai parenti, con critiche e pesanti svalutazioni.
Pensiero positivo associato: oggi so riconoscere i miei sbagli e quelli altrui, senza cercare un colpevole assoluto, perché sono umano, come lo sono gli altri.
Se ti riconosci in questo articolo , potresti essere interessato/a ad approfondire la tematica del trauma e degli schemi di pensiero ed emotivi disfunzionali ad esso connessi.
Dottoressa Silvia Michelini
Gentile Dottoressa,
sono seduta davanti ad un quaderno sul quale ho trascritto stralci del suo articolo.
L’ho fatto con gratitudine, l’ho anche fatto con lo spirito dell’assetato al quale finalmente qualcuno porge un sorso d’acqua.
Non desidero commentare, desidero ringraziare.
Una lunga storia alle spalle ed un sospetto.
Il sospetto che di fronte alla sofferenza interiore piuttosto che dotare di strumenti il sofferente, piuttosto che incoraggiare ed affiancare infondendo fiducia e calore umano, si attenda che il “ferito” si medichi da sé.
Tornerò a leggere le Sue parole, le studierò con attenzione, mediterò e cercherò di apprendere piccoli strumenti utili…
Le sono profondamente grata
Annarita Bonci
Grazie Annarita.
Io ci metto davvero l’anima, il cuore, il dolore, la passione, la competenza e l’umiltà.
Rispetto “che si medichi da sé” è una modalità clinica che non condivido .. io ho fornito STRUMENTI VIVI a moltissime persone e li hanno saputi usare benissimo!
GRAZIE DAVVERO.
Esiste un modo per limitare, quand’anche eliminare, gli effetti di questo sabotatore interno, oppure no?
Buonasera Dottoressa,in pratica mi ci ritrovo in 8 punti di qui lei a descritto,sono rovinata!
Buonasera Dottoressa,in pratica mi ci ritrovo in 8 su 9 punti che lei a descritto,non ho parole…
:-DDD mannaggia
Fa corsi a Napoli? Adriana Amelio
ancora no