Un aspetto distintivo del trauma complesso (nel caso del mio lavoro clinico, da narcisismo) è certamente la presenza di 4 sintomi specifici:
1) Flashback intrusivi
2) Sensi di colpa perfezionismo e ipercriticismo
3) Rimuginazione
4) Dissonanza Cognitiva
I processi di pensiero delle persone soggette a trauma complesso si alterano nel tempo fissando dei percorsi sinaptici a “ping pong”, soprattutto rispetto al senso di colpa.
Un traumatizzato ha continui flashback di memorie o di emozioni dissociate e disturbanti; tende a rimuginare, ricordare o rievocare un evento del passato, un dettaglio di una conversazione o un confronto avvenuto e puntualmente inizia a distorcere la realtà attraverso dei meccanismi di “aggiustamento” tesi a mantenere un’immagine positiva dell’altro e nel contempo a colpevolizzare sé stesso.
Ciò avviene nonostante l’analisi razionale di questo evento e le conseguenze emotive che ne derivano, siano chiara prova del fatto che siamo stati danneggiati o feriti in passato.
Durante le “tempeste emotive”, (crisi emotive successive a un litigio o una fase di down), la persona che soffre di TC (trauma complesso o DPTS-C) tende a colpevolizzarsi in modo eccessivo.
La colpa è un trigger che gli abusanti inseriscono come un chip nel cervello della vittima e lo utilizzano per “addestrare” l’altro a dipendere per sempre dal loro giudizio.
Questo processo avviene con molta più facilità se la vittima ha già vissuto tutto questo durante l’infanzia; tutti hanno fatto così con lui/lei e quindi diventa impossibile capire cosa sia una relazione sana – con se stessi e con gli altri.
Quasi certamente il marchio della colpa cronica ha origine durante l’infanzia, quando nostra madre o nostro padre, potenzialmente narcisisti o abusanti, ci hanno convinto che non meritiamo amore, che qualcosa non va in noi e che se non andiamo incontro alle loro volontà, se non ci conformiamo totalmente sui loro umori o personalità e non ci “invischiamo” con loro, allora CI ABBANDONERANNO.
L’abuso psicologico ha radici antiche, il trigger del criticismo interno, la colpa, la paura di sbagliare e/o di non essere perfetti (pena l’abbandono genitoriale), rappresentano i semi del perfezionismo morale cronico.
Il lavoro con le Vittime di Narcisismo o da Trauma Complesso è focalizzato soprattutto sul rendere consapevole la vittima dei percorsi mentali che conducono al criticismo estremo, all’eccessiva auto-colpevolizzazione, al masochismo morale e degli schemi di relazione disfunzionali alla base di questa strutturazione cognitiva.
La disidentificazione dai processi di auto-sabotaggio interni è la base della terapia sul trauma da narcisismo.
I sentimenti di colpa, l’odio rivolto verso sé stessi e l’eccessivo criticismo sono ancorati alla paura dell’abbandono e ai traumi relazionali infantili.
Il bambino ipercritico e perfezionista è il futuro adulto che manifesterà masochismo morale.
Il perfezionismo ossessivo è la modalità malsana che il bambino impaurito per la sua incolumità ha attuato per proteggersi da figure genitoriali percepite come violente, inaffidabili, spaventanti e inadeguate.
Il bambino si convince che se si sforzerà di essere perfetto e amabile, il genitore spaventante non lo abbandonerà o non lo tratterà con violenza.
Si verifica un meccanismo di iper-compensazione a livello morale: il bambino avverte che il genitore abusante non ha limiti, né verso sé stesso né verso gli altri e che quindi la sua energia psichica aggressiva è incontrollata e ciò determina in lo sviluppo di un super Io iper-strutturato e il rinforzo cronico di difese primitive come l’ipervigilanza e il controllo.
Il sistema parasimpatico subisce un’alterazione nel tempo, perché quel bambino reprime sé stesso e le sue esigenze in favore del genitore ed esiste quindi solo nella sua funzione di “regolatore dell’umore e del comportamento” altrui.
“Se sbaglio papà/mamma si arrabbia, per cui se sarò perfetto/a questo non accadrà… se lo/la controllo, la tengo d’occhio e mi concentro su lui/lei allora non mi abbandonerà… non impazzirà…”.
Questo tipo di abuso produce un danno all’identità del bambino che da adulto continuerà a dipendere da figure affettive disturbanti per esercitare la sua funzione di controllore e a sentirsi internamente “fallace”, “sbagliato”, “incompetente” e “immeritevole di amore”.
Una volta un mio paziente affetto da una patologia cronica arrivò a confessarmi di essersi sentito in colpa per la sua malattia, perché se non fosse stato malato certamente i genitori non si sarebbero vergognati, non avrebbero sofferto e quindi lo avrebbero trattato diversamente.
Essere rifiutato e poco amato era giusto, giustificabile e soprattutto era colpa sua.
I bambini abusati da adulti sentono che anche la più piccola imperfezione fisica o psicologica come anche la naturale manifestazione di un’esigenza fisica o affettiva siano potenziale motivo di abbandono o vergogna.
Da adulti svilupperanno patologie ossessivo-compulsive o personalità perfezionistiche perché conservano nella memoria emotiva arcaica, la convinzione che finalmente quel genitore (o il partner) si accorgerà di lui/lei.
Il tratto ossessivo compulsivo, nasce anche per la paura di essere puniti da un genitore percepito come persecutorio e maligno e fornisce a quel bambino l’illusione di un controllo su sé stesso e sull’ambiente circostante.
Alla lunga però questo meccanismo, si rivela fallace poiché l’illusione della perfezione si scontra con la realtà e produce una forma di depressione reattiva, perché essere sempre ipervigili, controllati e perfetti richiede l’impiego di una grande quantità di energia fisica e psichica e fallire produce sentimenti di vergogna e disgusto verso se stessi e gli altri.
Il sabotatore interno è il genitore abusante e svalutante che ha utilizzato l’umiliazione e la vergogna per “educare” il figlio a rispondere alle sue esigenze malate e che il bambino ha introiettato (identificazione con l’aggressore). Nel futuro questo aggressore potrà proiettarlo all’esterno o verso sé stesso.
La terapia sul trauma quindi, non può prescindere dal depotenziamento di questo addestramento auto-distruttivo, attraverso l’espulsione di quel chip mentale collegato alla colpa e la ricerca di tutti gli schemi che attiva.
Se questo argomento ha destato come mi auguro l’interesse dei lettori, seguirà un secondo articolo in cui metterò in evidenza in quanti modi il perfezionismo e il senso di colpa possono agire negativamente sul funzionamento del sistema di controllo.
Dottoressa Silvia Michelini