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TRAUMA E OVERTHINKING
Quando “pensare troppo” fa male: la proliferazione mentale e la ruminazione ossessiva sono sintomi post-traumatici molto comuni, ma quanti tipi di overthinking esistono?
Il pensiero è l’attività mentale di elaborazione delle informazioni, di riflessione, di sviluppo di relazioni tra dati; il pensiero opera mediante “concetti”, cioè classificando la realtà (ambiente) e le esperienze in schemi o rappresentazioni mentali.
Il pensiero è una funzione cognitiva importante, che serve a dirigere e a pianificare una strategia di azione, ma non sempre ci è amico.


Il pensiero ci confonde, ci allontana dalle emozioni a cui spesso è collegato, perché è un’attività cosciente e quindi è “viziato” dai meccanismi di difesa che mettiamo in atto, per fuggire da una realtà o di un sentimento che ci spaventa o percepiamo come pericoloso.
In particolare, un eccesso della funzione pensiero, overthinking, è riconducibile a molti disturbi psicologici e psicosomatici, il che significa che non è la causa, ma il sintomo primario:

  • Ansia
  • Attacchi di Panico
  • Ossessioni
  • Fobie
  • Ruminazione mentale
  • Flashback o pensieri intrusivi nei casi di traumi (disturbo post-traumatico da stress o personalità post-traumatica)
  • Pensieri paranoidi
  • Disturbi psicosomatici: la ruminazione mentale è causa di molti disturbi somatici, soprattutto quelli che riguardano l’apparato digerente, circolatorio, respiratorio e chiaramente il SNC (emicrania, nevralgie, mal di testa, incubi, insonnia, etc).

In particolare, Selby et. Al (2008), hanno riscontrato che la ruminazione mentale e le emozioni sono collegati tra loro da un effetto “cascata”, tipico dei disturbi d’umore e di ansia associati alle personalità caratterizzate da un’intensa disregolazione emotiva (personalità del cluster B – Narcisista, Istrionica, Borderline, Anti-sociale).
Quanti tipi di OVERTHINKING ESISTONO?

PREOCCUPAZIONI PER IL FUTURO (PENSIERO CATASTROFICO): si tratta di uno stile cognitivo preoccupato e ansioso nel quale si immaginano ipotetici scenari catastrofici, eventi incontrollabili che potrebbero metterci in difficoltà o essere causa di stress o dolore nel futuro e verso i quali non si ha potere di agire. (restare senza soldi, ammalarsi… etc..).

RUMINAZIONE SUL PASSATO: si tratta di uno stile cognitivo depressivo nel quale ci si concentra su eventi del passato e su esperienze dolorose vissute, che ancora oggi “scottano”. La ruminazione implica sia la rievocazione di un evento, che la sensazione di paura, vergogna o senso di colpa annesso ad esso.

IPER-SINTONIZZAZIONE SULL’ALTRO (ECCESSO EMPATICO E CONTROLLO SULL’ALTRO): È uno stile cognitivo controllante nel quale ci si concentra su cosa gli altri pensano di noi, con il timore che ci stiano giudicando, ci trovino poco attraenti o poco intelligenti. Si teme che l’altro possa individuare qualche nostro difetto o possa biasimarci per qualche nostro ipotetico defezione o errore.

THE GURU MODE (FANATISMO OSSESSIVO): È uno stile cognitivo ossessivo paranoide nel quale ci si concentra maniacalmente su tematiche sociali o umanitarie ai limiti del fanatismo (esempio cause ambientaliste etc..). Non si riesce a pensare ad altro che a quello, ci si informa, si selezionano informazioni o fonti coerenti con la visione che si intende sostenere e ci si distacca dalla realtà. Molte persone perdono interesse per le attività giornaliere, per le relazioni con gli stessi familiari e si convincono che chi non la pensa come lui/lei, sia in pericolo/ignorante/ignara.

IL PICCOLO AMLETO (INDECISIONE CRONICA): È uno stile cognitivo ansioso ossessivo nel quale ci si blocca e si entra in crisi di fronte a una qualsiasi scelta, che si tratti del tipo di pizza da mangiare o dell’indirizzo di studi da intraprendere. Si analizzano i pro e i contro in modo circolare senza mai passare all’azione per paura di “sbagliare”, essere colpevole o commettere in generale qualche fatale errore, che potrebbe compromettere il futuro o la propria incolumità.

DETTAGLI INFINITESIMALI: È uno stile cognitivo ossessivo di altissimo livello, nel quale la persona si concentra su un dettaglio banale (per gli altri) di una conversazione o di un’esperienza e inizia ad iper-analizzarlo, ipotizzando significati macroscopici, congetture o tesi a sostegno di quel micro-dettaglio. Quasi sempre si ricerca “l’elemento chiave” che risolva includa, spieghi o possa raccogliere tutti gli altri e nel farlo, si perde il vero senso del messaggio e lo si carica di significati metaforici o emotivamente accesi.

L’AUTOSABOTATORE (SELF-THINKING DEPRESSIVO): Si tratta di una ruminazione passiva e negativa su sé stessi con una visione pessimistica del futuro. Ci si convince di non avere abbastanza valore, intelligenza per fare o meritare qualcosa. Ci si limita a “guardare dalla finestra”, bloccati in una sorta di freezing dell’azione per il quale si riflette su tutte le probabili modalità di attuare un piano, ma di fatto non si riesce neanche a partire. Si immagina di poter fare una tal cosa, ma poi il giudizio negativo su sé stessi (sul proprio valore) e sull’effettiva probabilità di riuscire (“non ce la farò mai, … non sono capace…, non sono così bravo etc..).

IL DIALOGATORE INTERNO: Si tratta della tendenza del pensiero a costruire ipotesi o maturare riflessioni su sé stessi sulla base di quello che ascoltiamo distaccandosi, di fatto, dalla realtà; non si vive a pieno il presente e ci si rifugia in un dialogo interno con sé stessi che ci allontana dall’altro e dal senso empatico della comunicazione, condannandoci a un perenne rimuginio con noi stessi.

E tu, in quale aspetto distorto del pensiero, sulla base dell’overthinking ti riconosci?

Dott.ssa Silvia Michelini