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Trauma Complesso (C-PTSD): Sfiducia Evitamento e Paranoia nelle Relazioni

Perché chi ha subito un trauma non riesce più a fidarsi degli altri?

L’ideazione paranoide, caratterizzata da una sfiducia persistente e irrazionale verso gli altri, è un fenomeno comune tra chi ha subito traumi significativi, specialmente durante l’infanzia.
La tendenza a sviluppare un atteggiamento paranoide nella seconda parte della vita è tipica in chi ha vissuto esperienze affettive altamente traumatiche e che, nel tentativo di riparare a questo “danno”, si è trovato a risperimentare più volte lo stesso dolore, senso di impotenza o fallimento nelle relazioni dell’età adulta.

Trauma Complesso: Paranoia e Sfiducia nelle relazioni
Quando diciamo che “il trauma si ripete” diciamo semplicemente che il cervello ricerca inconsciamente situazioni simili a quelle del trauma infantile e attraverso la coazione a ripetere tenta di rimettersi in gioco” con le risorse di un adulto al fine di chiudere quella gestalt (problema aperto) ed uscire dalla confusione e il senso di impotenza.
Il trauma funziona nel cervello come un “bug” di sistema, come un motore di ricerca sempre attivo, ma le esperienze di relazione che facciamo (spesso seriali) non sempre conducono alla risoluzione del trauma, perché spesso dall’altra parte troviamo una persona con la stessa condizione e desiderio, ma con una “ferita complementare”.

Chi dei due si è identificato con la vittima e chi con l’aggressore?

Anche le vittime infatti, possono identificarsi con l’aggressore perché vogliono risolvere il loro trauma proiettando la loro parte interna di vittima sull’altro così da non dover affrontare il dolore e soprattutto, la vergogna. Abbiamo visto infatti, come il trauma determina sfiducia e paranoie nelle relazioni.
La sfida di questi legami traumatici sta nella maturità affettiva di entrambi e dal grado di rigidità e compromissione della personalità post-traumatica soprattutto nell’area dell’autostima e della fiducia verso il mondo esterno.
Le difese cioè devono essere osservabili quanto contenibili e il soggetto deve poter accedere ad una reciprocità relazionale, in un dialogo nel quale la dinamica di coppia viene vista da entrambi come “la terza via” e non come “la colpa di”.
Se siamo due persone che collaborano per superare insieme le paure sebbene si presentino, possiamo uscire dall’illusione della perfetta armonia e trovare una “nostra stabilità”.
Se invece noi continuiamo a proiettare il fallimento sull’altro, questo si trasforma paradossalmente genitore cattivo da combattere oppure, nel caso dell’identificazione con l’aggressore, ci diventi tu. Spesso questa danza di ruoli si alterna nelle relazioni tra due persone con una fragilità post-traumatica.
In questo articolo, esploreremo come il trauma influenza il cervello predisponendolo al terrore, la paranoia e l’auto-sabotaggio nelle relazioni intime;

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Impatto sulla corteccia prefrontale e sull’amigdala
La corteccia prefrontale e l’amigdala sono due importanti strutture cerebrali coinvolte nella regolazione delle emozioni e del comportamento.
La corteccia prefrontale è coinvolta nella pianificazione, nella presa di decisioni, nella regolazione dell’attenzione, del controllo cognitivo e nella modulazione delle emozioni. In particolare, la corteccia prefrontale dorsolaterale è coinvolta nella regolazione dell’attenzione e del controllo cognitivo, mentre la corteccia prefrontale ventro-mediale è coinvolta nella regolazione delle emozioni negative.
L’amigdala, d’altra parte, è coinvolta nell’elaborazione e nell’integrazione delle informazioni emotive, nella valutazione del pericolo, nella risposta all’ansia e nella regolazione delle emozioni attraverso il feedback alla corteccia prefrontale. In particolare, l’amigdala laterale è coinvolta nella valutazione del pericolo e nella risposta all’ansia, mentre l’amigdala basolaterale è coinvolta nell’elaborazione e nell’integrazione delle informazioni emotive.
Entrambe queste strutture cerebrali sono importanti per la regolazione delle emozioni e del comportamento, e le loro disfunzioni possono contribuire allo sviluppo di disturbi emotivi e comportamentali a causa della sensazione permanente di paura.
Questa iperattivazione sclerotizza il soggetto in una costante reazione di allerta, perché il cervello interpreta erroneamente i segnali ambigui, neutri, sfocati o l’incertezza come un pericolo imminente.


Disregolazione del Sistema di Ricompensa
Il trauma può influenzare anche il sistema di ricompensa del cervello, particolarmente l’area tegmentale ventrale (VTA) e il nucleo accumbens, che sono coinvolti nel rilascio di dopamina e che regolano quindi la motivazione e la sensazione di piacere. Nei soggetti traumatizzati, questo sistema può alterarsi, determinando una ridotta capacità di provare piacere o soddisfazione nelle relazioni. Questa alterazione può far sì che le relazioni interpersonali non vengano più percepite come fonti di supporto o sicurezza, ma piuttosto come potenziali fonti di pericolo, limitazione o stress. La paranoia nelle relazioni può dunque derivare da una difficoltà a fidarsi e a vedere gli altri come fonte di conforto.

Corteccia Prefrontale e Controllo dell’Impulsività
La corteccia prefrontale (CPF), responsabile del pensiero razionale e del controllo degli impulsi è essenziale per valutare accuratamente le intenzioni degli altri e per modulare le risposte emotive. Tuttavia, nei soggetti traumatizzati, questa area può essere “ipoattiva” rendendo difficile controllare pensieri e reazioni impulsive, soprattutto sotto la spinta dell’amigdala che lancia segnale di pericolo costante. La ridotta capacità di ragionamento logico può favorire l’insorgere di ideazioni paranoidi, poiché la persona fatica a discernere tra minacce reali e percepite.


4. Memoria e Ruminazione
Il trauma determina sfiducia e paranoie nelle relazioni anche per quanto riguarda la memoria, perché ha un impatto profondo sull’ippocampo, la regione del cervello coinvolta nella formazione e nel recupero dei ricordi. Nei soggetti traumatizzati, l’ippocampo può subire riduzioni di volume, compromettendo la capacità di differenziare tra esperienze passate e presenti. Questa alterazione può portare a un ciclo di ruminazione negativa, in cui i ricordi del trauma continuano a influenzare la percezione attuale delle relazioni. La costante rimuginazione su esperienze passate dolorose può alimentare sospetti e paure infondate nelle interazioni sociali, contribuendo all’ideazione paranoide.


5. Attaccamento Insicuro e Paranoia
Secondo la teoria dell’attaccamento, le prime esperienze di relazione durante l’infanzia influenzano profondamente le aspettative affettive del soggetto e i comportamenti relazionali futuri. I traumi infantili, specialmente quelli legati all’abuso o alla negligenza, possono portare allo sviluppo di uno stile di attaccamento insicuro e nei casi più gravi, disorganizzato.
Le persone che non si fidano del loro partner tendono a presentare uno stile di attaccamento insicuro, che può manifestarsi principalmente in tre forme: attaccamento ansioso-ambivalente, attaccamento evitante e attaccamento disorganizzato.
Tutti questi stili di attaccamento derivano da esperienze infantili in cui i bisogni emotivi del bambino non sono stati adeguatamente soddisfatti, portando alle successive difficoltà nelle relazioni adulte e alla possibile ri-sperimentazione del trauma infantile. Vediamo in dettaglio come ciascuno di questi stili di attaccamento si relaziona alla sfiducia verso il partner:
1. Attaccamento Ansioso-Ambivalente
Le persone con uno stile di attaccamento ansioso-ambivalente tendono a sperimentare alti livelli di ansia riguardo alla stabilità delle loro relazioni. Di solito, sono molto preoccupate per il possibile rifiuto o abbandono da parte del partner, e di conseguenza, possono essere estremamente bisognose o richiedenti. Questa ansia porta a un comportamento iper-vigilante, in cui ogni piccolo segnale viene interpretato come un potenziale segno di tradimento o distacco. La costante preoccupazione di non essere abbastanza amati o accettati può alimentare la sfiducia, poiché queste persone sono continuamente alla ricerca di conferme dell’affetto e dell’impegno del partner.
2. Attaccamento Evitante
D’altro canto, le persone con uno stile di attaccamento evitante tendono a proteggersi mantenendo una certa distanza emotiva. Possono sembrare indipendenti e autosufficienti, ma in realtà, questa distanza è un meccanismo di difesa contro la paura dell’intimità e del rifiuto. La sfiducia nei confronti del partner può derivare dal timore che, avvicinandosi troppo, potrebbero essere feriti o traditi. Di conseguenza, queste persone possono evitare di impegnarsi pienamente nella relazione o possono diventare sospettose delle intenzioni del partner, interpretando qualsiasi segnale di intimità come una potenziale minaccia alla loro indipendenza.
3. Attaccamento Disorganizzato
In alcuni casi, le persone possono avere uno stile di attaccamento disorganizzato, che combina caratteristiche di ansia e evitamento. Queste persone possono oscillare tra il desiderio di vicinanza e l’evitamento dell’intimità, creando un ciclo di avvicinamento e allontanamento. La sfiducia nei confronti del partner può essere particolarmente pronunciata in questi individui, poiché possono avere vissuti emotivi confusi e caotici, spesso dovuti a esperienze traumatiche nell’infanzia. Questo stile di attaccamento può portare a una maggiore imprevedibilità e instabilità nelle relazioni, poiché la persona cerca sia di proteggersi dal dolore che di soddisfare il bisogno di connessione.
L’ideazione paranoide diventa così un meccanismo di difesa contro il dolore emotivo e il rischio di essere feriti.
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BIBLIOGRAFIA/SITOGRAFIA
• Morales, M., & Margolis, E. B. (2017). Ventral tegmental area: cellular heterogeneity, connectivity and behaviour. Nature Reviews Neuroscience, 18(2), 73-85.
• https://www.stateofmind.it/2023/06/trauma-impatto-neuronale
• Peter A. Levine – “Trauma e memoria. Il ruolo della memoria implicita e della memoria esplicita nel recupero dalla traumatizzazione” Editore: Apogeo, 2016
• Daniel J. Siegel – “La mente relazionale. Neurobiologia dell’esperienza interpersonale”- Editore: Raffaello Cortina Editore, 2001
• Giovanni Liotti e Benedetto Farina – “Sviluppi Traumatici: Eziopatogenesi, clinica e terapia della dimensione dissociativa”. Editore: Raffaello Cortina Editore, 2011